venerdì 31 marzo 2006

Claire Breton e le due (cazzo) di madri

Claire Breton ha 27 anni, vive a Parigi e ha scritto un libro sulla sua vita con due mamme. Claire racconta la sua storia, e il suo disagio nel crescere in una famiglia ‘anomala’. Il Foglio la sbatte in prima pagina come fosse la dimostrazione che avere due mamme implica guai e disastri (Cazzo, mia madre!, Il Foglio, 28 marzo 2006). Claire ha avuto bisogno di uno psicoterapeuta, quindi (secondo l’accusa) c’è qualcosa che non va nell’essere stata allevata da due mamme, anziché una con papà annesso.

A Claire sembra “una cosa pazzesca”, visto che ha avuto bisogno di uno psicoterapeuta, visto che per un sacco di tempo ha temuto di diventare lesbica come le sue madri, visto che non si è mai sentita un’eroina di Almodóvar, e oggi ha scritto un libro per provare a capirci qualcosa […]
Perché non tutti stanno perfettamente in mezzo al casino, e non per tutti c’è il pranzo della domenica sul terrazzo di un film di Ozpetek, stoviglie e vite colorate.
“Sognavo di avere una vita banale, quella che hanno tutti”, e piangeva davanti alle pubblicità simil Mulino Bianco, mamma papà figli cane insieme a colazione.
Considerato il numero elevato di persone che ricorrono alla psicoterapia, dovremmo inferire che tutte le famiglie di provenienza hanno qualcosa che non va. E sono pronta a scommettere che molte sono quelle famiglie tradizionali che tanto si invocano come baluardo della tranquillità domestica (e non solo). Non è possibile stabilire un nesso causale tra il non avere una ‘vita banale’ e lo scompiglio esistenziale.
Il racconto di Claire potrebbe ‘funzionare’ anche se apportassimo dei cambiamenti. Proviamo.
Marie Reinon ha 29 anni, vive a Marsiglia e ha scritto un libro sulla sua vita in una famiglia borghese (è abbastanza normale una famiglia borghese?). Marie racconta la sua storia, e il suo disagio nel crescere in una famiglia ‘normale’. Anche Marie ha avuto bisogno di uno psicoterapeuta.
A Marie sembra “una cosa pazzesca”, visto che ha avuto bisogno di uno psicoterapeuta, visto che per un sacco di tempo ha temuto di diventare borghese come i suoi genitori, visto che non si è mai sentita un’eroina di Buñuel, e oggi ha scritto un libro per provare a capirci qualcosa […]
Perché non tutti stanno perfettamente in mezzo alla banalità, e non per tutti c’è il pranzo della domenica sul terrazzo di un film di Muccino, stoviglie e vite convenzionali.
“Sognavo di avere una vita straordinaria, quella che non hanno tutti”, e piangeva davanti alle pubblicità simil Vigorsol, effetti inconsueti di una gomma da masticare.
(Felice Casorati, Ritratto di Famiglia)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se leggete il libro dice ben altro andando avanti:
la tesi è che l'ipocrisia, il nascondere la relazione ha creato problemi, non la cosa in se. E trova conferma anche nei racconti di altr* figl* di gay o lesbiche...leggere tutto, vale la pena. Rho.