lunedì 27 marzo 2006

Marcello Pera e la sua (caricatura di) Europa

Non poteva mancare l’appoggio del nostro presidente del Senato Marcello Pera alle posizioni di Carlo Giovanardi. Durante una manifestazione elettorale a Lucca dichiara:

Un’Europa che ammette l’eutanasia, che dice questo vecchio mi pesa sui costi del bilancio e della famiglia, non lo sopporto più e lo sopprimo, quell’Europa in crisi, quell’Europa non si riconosce più.
[appare scandalizzato dal comportamento dell’Olanda] che richiama l’ambasciatore italiano perché un ministro del governo italiano, il ministro Giovanardi, aveva detto che quella legge sull’eutanasia era una legge che gli ricordava gli esperimenti nazisti.
Ha sostenuto inoltre che il divieto dell’eutanasia dovrebbe essere scritto nella Costituzione europea. Pera ha criticato anche la legge sull’eugenetica, altro sintomo della crisi del Vecchio Continente, perché è un’Europa che dice “questo figlio, che ho voluto e che è stato colpito da una malattia grave, voglio avere il diritto di sopprimerlo quando è già nato, quando è malato”. Secondo Marcello Pera questo bambino “forse non potrà essere curato ma sarà sempre un essere umano, una persona”.

Descrivere l’eutanasia come la soppressione del vecchio parente molesto e incontinente, che rovina la vita alle giovani generazioni e impedisce loro di andare al Bingo o a passeggio la domenica pomeriggio, è davvero una caricatura della possibilità di scegliere della propria vita. Possibilità che deve comprendere anche la scelta di come e quando morire. Ma il dibattito sull’eutanasia, e sulle biotecnologie in generale, è spesso caratterizzato da insensatezza e pessimo gusto. Ai quali Pera non si sottrae.
Una domanda al nostro presidente filosofo: cosa sarebbe la legge sull’eugenetica? Immagino si riferisca all’eutanasia pediatrica, che ormai coincide (erroneamente e grossolanamente) con l’eugenetica e che aprirebbe la strada, secondo i vari Giovanardi, al genocidio infantile.
Pera dichiara di non volere un’Europa che ammette l’eutanasia. Ma è bene ricordare che tipo di Europa desidera, quell’Europa che emerge dal Manifesto dell’Occidente.

Signor presidente, noi non vogliamo quell’Europa che lei desidera!

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