lunedì 17 aprile 2006

Antonio Socci e la cultura della morte

A volte è preferibile tacere. Antonio Socci ha sprecato una ennesima occasione per tacere rilasciando una intervista a Zenit dal titolo L’assassinio di Tommaso e il genocidio dei bambini a cui si nega la vita (11 aprile 2006). Ma a Tommaso dedica solo poche parole (per carità, sarebbe meglio un rispettoso silenzio invece del baccano che ha circondato il bimbo). Sembra esclusivamente un pretesto che Socci usa per parlare di quanto più gli sta a cuore: il genocidio dei più piccoli. È bene chiarire fin d’ora. I più piccoli sono gli embrioni abortiti.

La vicenda del piccolo Tommaso Onofri, il bambino di 18 mesi rapito e ucciso un mese fa in provincia di Parma, è il segnale rivelatore di una certa cultura di morte scatenata contro i più piccoli. […] Questo male diventa anche il clima di un’epoca e agisce anche nella svalorizzazione della vita umana in un modo tale che ci sono forme di offesa e soppressione della vita senza che alle vittime sia riconosciuto il diritto di essere umani.
In che senso “svalorizzazione della vita umana”?
Quello di Tommaso è un caso singolo di assassinio che c’è sempre stato e accompagna la storia umana, mentre l’aborto nel mondo ha assunto dimensioni macroscopiche ed aberranti. I numeri parlano di circa un miliardo di vittime nei passati 25 anni.
Se ‘c’è sempre stato’ è moralmente accettabile? Infanticidio singolo sì, aborto no perché non ci sarebbe sempre stato?
La legalizzazione di qualcosa così brutto, orribile e cattivo come l’aborto non è un progresso. Tante cose orribili come la guerra, il crimine, la violenza, l’omicidio ci sono sempre state ma non vengono legalizzate.
(Ma allora l’aborto c’è sempre stato oppure no? Prendi una decisione, caro Socci.)
Poi una cosa è l’aborto fatto singolarmente e segretamente, un’altra cosa è questa sistematica macchina di morte gestita dagli Stati in cui in maniera seriale e con strumenti tecnologici farmacologici letali si procede allo sterminio di milioni di vite umane. Con un apparato, ideologico e mediatico che non solo giustifica questa pratica, ma che lo presenta come un diritto dell’uomo. Inoltre la legalizzazione non ha portato alla riduzione degli aborti ma alla loro moltiplicazione.
Ovvero: meglio sarebbe lavare i panni sporchi in famiglia? Si fa ma non si dice? Oppure è la versione punitiva del ‘partorirai con dolore’ (figuriamoci se abortisci)?
Ogni aborto provoca almeno due vittime, il concepito e la sua mamma. È infatti evidente che la pratica dell’aborto per le mamme è un dramma molto superiore a come si pensa e come si immagina. Prima di tutto per le complicazioni sul piano fisico che a volte possono essere molto gravi e possono arrivare fino alla morte. Ma anche per le conseguenze psicologiche ancora più devastanti, come più studi svolti in diverse parti del mondo hanno dimostrato. In questo senso il numero delle vittime andrebbe raddoppiato.
Quali studi? Svolti da chi? E come?
Sono convinto che tutte le donne che hanno abortito lo hanno fatto perché in qualche modo costrette dalle situazioni o dal degrado dei rapporti umani. Ed è evidente che non c’è nessuna donna che abbia accettato la vita umana e che poi se ne sia pentita. Credo che stia crescendo una forte sensibilità sulla questione della vita, che però è continuamente sabotata ed attaccata da un sistema mediatico, che come abbiamo visto in occasione del referendum sulla legge 40, è totalmente schierato su posizioni ideologiche.
Sulle convinzioni personali alzo le mani. Ognuno creda pure ciò che preferisce. Purché non pretenda che sia la Verità. A proposito del pentimento materno mi vengono alla memoria alcune parole (Nella testa di una madre che uccide suo figlio, la Repubblica, 27 maggio 2005):
“Non nascondiamoci l’ambivalenza dell’amore e dell’odio che sempre accompagna la condizione della maternità. Non ci sarebbero tanti disperati nella vita se tutti, da bambini, fossero stati davvero amati e solo amati”.

Il sistema mediatico è schierato su posizioni ideologiche? Potrei essere d’accordo con Socci formalmente, ma non sul contenuto, temo. Chi è schierato ideologicamente e perché? Non è di certo determinato dalla posizione che si abbraccia (nell’esempio di Socci, a favore o contro la legge 40), ma dai ragionamenti che si adottano per sostenerla. Confesso di non essere stata convinta da Socci.
Per chi volesse saperne di più, rimando al suo libro dal titolo trasparente: Il genocidio censurato. Aborto: un miliardo di vittime innocenti. O alla imminente recensione che qualche coraggioso renderà presto pubblica qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma sulla Terra in quanti dovremmo essere secondo l'illuminato Socci? Ci va lui a coltivare i campi? E quanti campi rimarranno da coltivare? Non lo sa Socci che la pressione demografica ha da sempre dato un impulso enorme allo scoppio di guerre? E lo sa Socci di ragionare (ho i miei dubbi sul termine "ragionare") come chi ancora giustifica il delitto d'onore?

Sono davvero rattristato!