martedì 18 aprile 2006

Melissa P., la morale sessuale e Camillo Ruini (secondo Luca Volontè)

Chi l’avrebbe detto che ci saremmo trovati a parlare di Melissa P.? Colpa, o merito non saprei, del nostro Luca Volontè. Ma andiamo per ordine. Come Volontè, neanche io ho letto i libri della fanciulla siciliana; e me ne dispiaccio perché mi sentirei più padrona della situazione. Ma il mio è un commento al commento di Volontè, perciò mi si perdoni il difetto (Il sesso, la signorina Melissa P. e gli attacchi al cardinale Ruini, La Provincia, 14 aprile 2006).
Il discorso di Volontè mi ricorda un po’ quelle patetiche inferenze che da un comportamento pregresso pretendono di giudicare il presente. O peggio, quell’atteggiamento avvocatesco che tenta di giustificare una violenza carnale con la dimostrazione del profilo mignottesco (vero o presunto) della vittima. “Signor giudice, ha provocato il mio cliente, era vestita in modo da dire ‘scopami scopami’.”
Addirittura Volontè si permette di mettere in discussione l’educazione ricevuta da Melissa, addirittura invoca Telefono Azzurro. E aggiunge, forse pensando di dimostrare qualcosa.

Noi la pensiamo come Ruini, educhiamo i nostri figli a quelle virtù morali che gli americani direbbero civili. La signorina può pensarla come vuole, tuttavia se tutti facessero come lei l’Italia del sesso-droga e rock finirebbe nel giro di una generazione.
E se lo dicono gli americani, allora possiamo dormire sonni tranquilli. E poi agitare il fantasma dell’estinzione umana per riportarci sulla retta via! Oppure è l’avvertimento di una nuova Sodoma e Gomorra? E chi sarebbe risparmiato al posto di Lot?

Non entro nel merito, ripeto, di quanto espresso da Melissa; ma su una sua dichiarazione devo manifestare, dolorosamente, il mio accordo. Raccontando della sua rabbia come origine della lettera aperta a Ruini, Melissa si riferisce a uno dei tanti recenti orrori circondato dal silenzio (Caro Ruini, perché parla sempre di sesso?, Vanity Fair, 15, aprile 2006).
Ogni volta che leggevo i giornali e sentivo i dibattiti in televisione, mi arrabbiavo, una rabbia fortissima. Come quando si è parlato di introdurre i volontari cattolici nei consultori. E non sentivo nessuno degli intellettuali intervenire, non uno scrittore, non un regista...
Almeno va riconosciuto a Melissa il merito di avere parlato. E, in tutta sincerità, non credo che avesse la necessità di attaccare la morale cattolica per vendere libri.

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