martedì 30 maggio 2006

Il ministro tiene famiglia (ma non tiene ai PACS...)

Il ministro tiene famiglia è il titolo di una intervista revisionista di Rosy Bindi (Famiglia Cristiana, n. 23). Il ministro tiene famiglia somiglia tanto alle minacce criminali che tramite una banale frase alludono alla possibilità che quella famiglia non ci sia più (uccisa dai malviventi se il minacciato non è disposto ad accettare certe condizioni). Vabbeh.
Quali sono le ragioni per voltare le spalle alle unioni civili? Perché si chiude quel doveroso spiraglio aperto qualche giorno fa dalle dichiarazioni del neo ministro della famiglia?

Secondo la stessa Bindi il Corriere della Sera avrebbe strumentalizzato le sue parole sulle unioni civili, mettendole in contrapposizione a quelle del Papa (sic).
E prosegue:

La parola non c’è nel programma dell’Ulivo. Non faremo mai i Pacs. Nel nostro programma c’è scritto: “L’Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto”. Non verranno riconosciuti i diritti delle unioni, ma delle persone. Altrimenti ci sarebbe contrasto con l’articolo 29 della Costituzione che parla solo di famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
[…]
A Grillini dico di non far diventare un problema una scelta che è minoritaria nel Paese, e alla Chiesa di non spaventarsi. Non abbiamo alcuna intenzione di inventare il piccolo matrimonio o il matrimonio di serie B. Le coppie eterosessuali sappiano che se vogliono gli stessi diritti e gli stessi doveri del matrimonio possono sposarsi.
Cosa c’entra che sia una scelta minoritaria? Niente. E soprattutto non può costituire una giustificazione per negare un riconoscimento giuridico; foss’anche una sola coppia a chiederlo (se non esistono altre ragioni – e nessuno mi sembra in grado di dimostrare perché questi PACS non s’hanno da fare) è giusto che venga concesso ciò che chiedono. Evito di commentare le espressioni ‘piccolo matrimonio’ o ‘matrimonio di serie B’. Interessante l’informazione destinata alle coppie eterosessuali: non lo sapevate, eh?, che avreste potuto sposarvi invece di piantare grane? Non state a fare i capricci, allora, e andate a fare le partecipazioni, che è pure divertente e potete fare la lista di nozze e scegliere i fiori e l’ordine dei posti a tavola. (Gli omosessuali, neanche a dirlo, che si fottano pure.) E la Bindi ci offre una ben poco soddisfacente spiegazione: mancherebbe il presupposto per definire “matrimonio” il loro rapporto. Perché? Chiedo scusa se sto sempre a fare domande.
E aggiunge: “Naturalmente, nel definire diritti e prerogative delle persone che formano le unioni di fatto, non faremo alcuna discriminazione”. E ci mancherebbe altro, che vogliamo andare orgogliosi di attribuire diritti e prerogative alle persone senza entrare nelle loro camere da letto? Discriminare le persone in base alle loro preferenze sessuali è incivile, illegittimo e ipocrita. Molto ipocrita.

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