sabato 9 giugno 2007

Introvigne, il cardinale e il pedofilo / 2

Nella prima parte dell’articolo abbiamo ricostruito la storia dei rapporti intercorsi tra il 1980 e il 1985 tra l’allora vescovo di Stockton Roger Michael Mahony (oggi arcivescovo di Los Angeles e membro del Sacro Collegio cardinalizio) e il pedofilo Padre Oliver O’Grady, seguendo da vicino l’esposizione che Ron Russell del New Times di Los Angeles aveva fatto del caso. Nella ricostruzione del giornalista spicca però apparentemente un’assenza: che ne è dei due sacerdoti pedofili che negli stessi anni del caso O’Grady, stando a Massimo Introvigne, Mahony segnala alla polizia, e che vengono sospesi a divinis non appena i poliziotti confermano «che, dietro al fumo, c’è del fuoco»? Russell, in effetti, non ne fa parola – tanto che da qui in avanti dovremo proseguire da soli nella ricostruzione dei fatti. Siamo forse di fronte a un esempio di perfida censura laicista?
In realtà, Ron Russell non poteva sapere nulla del caso: il suo articolo è del 18 aprile 2002, mentre il cardinale Mahony rivela i fatti soltanto il 23 novembre 2004 – non durante il processo di secondo grado, come sostiene Introvigne, ma nel corso di un nuovo processo istruito grazie ad una legge statale del 2002, che aveva sollevato temporaneamente i termini della prescrizione sui casi di abusi sessuali a danno di minori (Don Lattin, «Cardinal Mahony accused of perjury in sex abuse case», San Francisco Chronicle, 11 dicembre 2004, p. B-3).
È istruttivo leggere un passo della deposizione di Mahony – condotta sotto giuramento – nel corso del processo contro O’Grady, il 12 giugno 1998:

D. Durante il periodo di tempo in cui è stato vescovo di Stockton, ci sono stati altri sacerdoti [oltre O’Grady] coinvolti in casi di abuso sessuale nei confronti di bambini?
[…]
R. Di nuovo: non ricordo alcun altro caso durante il mio periodo.
D. Beh, se ci fosse stato qualche altro caso quando lei era vescovo di Stockton l’avrebbe sicuramente saputo, non è vero?
R. Oh, certo. Ma non ricordo nessun altro caso.
D. Niente altri casi?
R. Non che io sappia.
D. Questo è stato l’unico?
R. Sì.
Da notare che chi fa le domande non è un crudele inquisitore, ma l’avvocato della diocesi, Mr Diepenbrock! Dunque 13 anni dopo aver lasciato la diocesi di Stockton il cardinal Mahony non riesce più a ricordare quello che nel corso del processo del 2004 indicherà come il suo primo caso di un sacerdote pedofilo; un caso, per giunta, di cui si era occupato in prima persona; e nessuno dei suoi collaboratori presenti al processo, come per esempio il vicario generale Cain, sente il bisogno di rinfrescargli la memoria in una delle pause. Alla richiesta di spiegazioni il cardinale così risponderà nel 2004:
Avevamo avuto molti avvenimenti nell’Arcidiocesi di Los Angeles [durante il 1998], ed ero molto preoccupato. C’era stata la visita del Santo Padre. C’erano stati i terremoti. C’erano state le rivolte. C’era stato di tutto. E io molto semplicemente non ricordavo tutto ciò che era avvenuto a Stockton molti anni prima.
Le ragioni addotte da Mahony ricordano irresistibilmente quelle che John Belushi offre alla ex fidanzata Carrie Fisher, da lui abbandonata tempo prima davanti all’altare, e che ora lo minaccia con un mitra, in una memorabile scena di The Blues Brothers:
Woman: You miserable slug! You think you can talk your way out of this? You betrayed me!
Jake: No, I didn’t! Honest... I ran out of gas. I – I had a flat tire. I didn’t have enough money for cab fare. My tux didn’t come back from the cleaners. An old friend came in from out of town. Someone stole my car. There was an earthquake. A terrible flood! Locusts! IT WASN’T MY FAULT, I SWEAR TO GOD!
Non stupisce davvero che diverse voci si siano levate ad accusare il cardinale di spergiuro...
Ma, si obietterà, se le cose stanno come scrive Massimo Introvigne, perché mai Mahony avrebbe dovuto omettere di riportare due casi che mostravano come fosse capace all’occorrenza di fare ciò che andava fatto con i pedofili? Quelle circostanze non tornavano chiaramente a suo vantaggio? La risposta, temo, è ovvia: le cose non stanno come le descrive Introvigne...

Vediamo i fatti. Nel 1981 Antonio Muñoz, un prete messicano che si trova ospite da qualche tempo della diocesi di Stockton in qualità di associate pastor, viene accusato di aver condotto alcuni adolescenti in Messico per abusare di loro. Informato della cosa dal vicario ispanico Fernando Villalobos, Mahony agisce rapidamente: sospende Padre Muñoz dalla facoltà di amministrare i sacramenti a Stockton (trascrizione, nn. 0023-0024), e gli impedisce di tornare negli Usa (il sacerdote si trovava al momento a Tijuana). Nel corso della deposizione Mahony non dice mai di avere sollecitato un intervento della polizia, anzi lo nega, dapprima implicitamente:
Beh, nel caso di Padre Muñoz avevamo delle vittime specifiche, non una sola ma molte, che si presentarono con i loro genitori e confermarono tutti assieme cosa era loro successo a Tijuana. Così io non... non avevo davvero bisogno di nient’altro.
Lo nega poi esplicitamente, quando afferma di aver denunciato per la prima volta in vita sua un pedofilo alla polizia in occasione del successivo caso Camacho (trascrizione, n. 0121; alla luce di questo la menzione di Muñoz più avanti – trascrizione, n. 0124 – è sicuramente il lapsus di un avvocato).

Nel settembre del 1983 Padre Antonio Camacho, un altro prete messicano ospite della diocesi, invita due quindicenni a pranzo. Nel pomeriggio li porta al rettorato della parrocchia di San Stanislao a Modesto; lungo la strada acquista una dozzina di birre. Chiuso nella sua stanza con i ragazzi beve a lungo; verso le 11 di sera propone ai due di rimanere per la notte (col permesso, che ottiene, di uno dei genitori). Una volta a letto tenta più volte di molestarli. La mattina dopo li riaccompagna a casa; in seguito propone loro più volte di rivedersi, naturalmente senza successo. Stavolta i due ragazzi e uno dei loro genitori si rivolgono direttamente al vescovo, il 15 febbraio dell’anno dopo. Gli raccontano che anche altri giovani della parrocchia hanno subito le medesime attenzioni da parte di Padre Camacho, e spiegano che prima di rivolgersi alla polizia hanno pensato fosse opportuno rivolgersi al vescovo. Mahony li assicura che sospenderà immediatamente Camacho; al che i suoi ospiti rispondono che non adiranno le vie legali se il prete ritornerà alla sua diocesi di origine, a San Juan de Los Lagos, in Messico.
Partiti i ragazzi Mahony convoca i vicari James Cain e Fernando Villalobos. Assieme decidono di costringere Camacho ad abbandonare immediatamente la diocesi di Stockton e gli Usa. Il prete pedofilo arriva in ufficio alle 11 della stessa mattina. Viene informato delle accuse che lo riguardano, e si lancia subito in un discorso incoerente (in cui accusa un prete della diocesi di Oakland di avergli causato un cancro alla gamba con un calcio...). Mahony gli porge una lettera di benservito, gli chiede di tornare alla sua diocesi per cercarvi aiuto spirituale, e gli comunica che l’accaduto sarà riportato al suo vescovo. Dopo che il prete se n’è andato parla al telefono con la diocesi di Oakland, per discutere – essì – del problema alla gamba di Camacho.
Il messicano si rivela però un osso duro. Comunica di non volersi recare in Messico ma bensì a Union City, in California (nella diocesi di Oakland). Fin qui abbiamo seguito un rapporto dello stesso Mahony, depositato negli archivi segreti della diocesi; il resto è ripreso dalla trascrizione del processo.
Un mese dopo, il 15 marzo, Mahony chiama il Capitano House del Dipartimento di Polizia di Modesto. Non sollecita indagini, di cui come s’è visto non ha mai sentito il bisogno, ma solo di ‘consigliare’ Camacho a tornare in patria. House parla nel proprio ufficio con Camacho e deve risultare convincente, perché il giorno dopo Mahony gli comunica con una lettera che il prete s’è deciso a partire. Manifesta la speranza che Camacho darà seguito alla decisione e che si sottoporrà alle terapie necessarie una volta in patria, e si impegna a scrivere una lettera a tutti i vescovi degli Stati occidentali degli Usa in cui consiglia di non conferire incarichi al messicano, dovesse presentarsi presso di loro. La speranza si rivela vana, perché Camacho non parte (non immediatamente, almeno; la conclusione della vicenda non è chiara). Mahony non avverte mai le vittime che Camacho si aggira ancora nella zona, né ci sono prove che abbia mai comunicato alla polizia di Union City che un molestatore si trova nella loro città (trascrizione, nn. 0085-0086).

Come si vede, la ricostruzione di Introvigne – il cui «sguardo ai documenti del processo» deve essere stato davvero rapidissimo – non trova alcun riscontro nei fatti. Non c’è nessuna «conferma» da parte della polizia che i sacerdoti accusati siano effettivamente colpevoli, né alcuna indagine o arresto da parte delle autorità civili: c’è solo l’aiuto prestato in una occasione da un detective per fare opera di ‘convinzione’ – peraltro fallita. L’«esclusione dal ministero sacerdotale» dei due messicani, poi, si riferisce soltanto alla diocesi di Stockton (tant’è vero che Mahony promette di sconsigliare agli altri vescovi di assumere Camacho); per quello che se ne sa, i due preti, una volta tornati in Messico, potrebbero benissimo aver proseguito la loro attività pastorale. Non c’è nessuna riduzione permanente allo stato laicale, e nessun processo canonico viene avviato o sollecitato.
Le differenze rispetto al caso O’Grady sono in effetti minime. Anche in quell’occasione la polizia ha un ruolo secondario, ed è essa a dipendere dalle iniziative del vescovo, non viceversa; anche nel caso di Muñoz e Camacho, inoltre, possiamo in un certo senso parlare di spostamento dei colpevoli in un’altra parrocchia, sia pure eseguito meno cerimoniosamente. E tuttavia una differenza esiste. Anche O’Grady è uno straniero, e inoltre non è – fino alla promozione del 1984 – un pastore della diocesi, ma solo un associato, non diversamente dai due messicani: per privarlo della possibilità di amministrare localmente i sacramenti non c’è bisogno di un processo canonico (come chiarisce lo stesso Mahony, trascrizione, n. 0236). Perché dunque non è stato invitato con le buone o con le cattive a tornarsene nella natia Irlanda?
È questo punto imbarazzante che, probabilmente, ha causato la «dimenticanza» di Mahony nella deposizione del 1998. Nel 2004, richiesto di spiegare la differenza di trattamento, invocherà l’incertezza sulla colpevolezza di O’Grady. Ma O’Grady – a differenza dei messicani – era reo confesso! Lo psichiatra William Guttieri, che raccoglie la confessione del sacerdote, avverte l’avvocato della diocesi, e dunque il vescovo ne doveva per forza essere a conoscenza. Nella deposizione del 2004 gli avvocati della parte lesa chiedono conto al cardinale di questo punto specifico, ma l’avvocato Woods, che assiste Mahony, si oppone recisamente all’ammissibilità della domanda (trascrizione, n. 0092).

La nostra curiosità sembra dunque destinata a rimanere insoddisfatta; ma è possibile avanzare una congettura. La differenza tra O’Grady e i messicani sembra essere tutta nel diverso comportamento delle rispettive vittime. Passivi gli Sloan, che non denunciano il molestatore di Nancy; passivi gli Howard, con una madre irretita sentimentalmente dal sacerdote e un figlio che non conferma le accuse di molestie; minaccioso invece il padre dei due ragazzi molestati da Camacho, che ventila una denuncia alla polizia, e la ritira solo di fronte all’assicurazione che il colpevole verrà deportato in Messico (nel caso di Muñoz abbiamo meno particolari, ma come abbiamo visto Mahony sottolinea che le vittime erano «molte» e che erano venute a protestare accompagnate dai genitori).
In tutti i casi, Mahony sembra attenersi al principio di minimo sforzo. Le vittime minacciano lo scandalo? Rimandiamo i molestatori al loro paese e alla loro diocesi. Le vittime sono remissive? Evitiamo le rogne di una deportazione (Camacho docet!) e limitiamoci a un trasferimento di parrocchia.


È una ricostruzione corretta? Per dirlo dovremo esaminare altri casi; perché i preti pedofili con cui ha avuto a che fare Roger Mahony non finiscono qui.

(2 - continua)

Aggiornamento: la mia replica alla risposta di Introvigne.

3 commenti:

Luca F. ha detto...

Grande. Aspetto il seguito.

Anonimo ha detto...

Quando fa questi post io Regalzi lo amo.

Anonimo ha detto...

Dire che i pedofili sono più frequenti nel clero cattolico che nella popolazione in generale è un falso, vedi

The Myth of the Pedophile Priest di PHILIP JENKINS

http://www.catholiceducation.org/
articles/religion/re0534.html

Philip Jenkins is Distinguished Professor of History and Religious Studies at Pennsylvania State University.

Egli, che non è cattolico, ha anche scritto un libro sull'argomento:
"Pedophiles and Priests: Anatomy of a Contemporary Crisis"

La tesi del Prof. Jenkins è che se si dà al termine "pedofilo" il suo vero significato, cioè "quello di attrazione sessuale verso soggetti prepuberi", come recita la definizione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), allora la percentuale dei pedofili è uguale nella chiesa cattolica e nella popolazione in generale.
Invece la percentuale di preti cattolici che è stata provata di fare sesso con minorenni (puberi) è più alta della popolazione in generale.
Questa è la tesi del Prof. Jenkins.