domenica 16 settembre 2007

Parla con lei, ti ascolterà

Francesco D’Agostino commenta le dichiarazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla NIA (Nello stato vegetativo con la dignità di uomini, Avvenire, 16 settembre 2007). Commenti immaginabili. Un passaggio è illuminante sul suo modo di dimostrare una parere o una posizione:

È falso che la vita del comatoso sia solo biologica; la sua terribile malattia è parte costitutiva della sua biografia; parlargli, accarezzarlo, accudirlo, nutrirlo non sono azioni insensate e prive di un “ritorno”: ciò che si può apprendere dal prendersi cura di questi pazienti e grazie quindi a essi possiede a volte (anzi, quasi sempre) un valore incalcolabile.
Il ritorno è per chi parla, accarezza e accudisce oppure per chi è oggetto di quelle parole, carezze e accudimenti? E chi è che apprende? D’Agostino sembra confondere i soggetti in causa. Prima dice che la vita di X non è solo biologica in quanto la terribile malattia di X è parte costitutiva della biografia (sempre di X). Poi però il soggetto muta, e le esperienze di accudimento sono di incalcolabile valore per Y. Lo stesso ragionamento vale se Y parlasse, accarezzasse e accudisse un cane, un gatto, una pianta. Queste attività sarebbero per Y fonte di piacere e ricche di valore. E quindi? Da ciò che cosa deriverebbe, che il cane, il gatto o la pianta suddetti sarebbero persone?

8 commenti:

GG ha detto...

Bellissimo post, davvero. D'AGOSTINO è stato orrendo.

Vi segnalo un mio post sulle recenti affermazioni del Vaticano sulla NIA e la sua doverosità.

http://anggeldust.blogspot.com/2007/09/chiesa-eutanasia-e-altre-astrazioni.html

saluti

GG

Anonimo ha detto...

Citi solo un pezzo dell'articolo di D'Agostino e ci costruisci sopra il tuo commento: un po' troppo facile!

Non è affatto vero che D'Agostino costruisce il valore della persona solo sulla base del "ritorno" che procurerebbe il prendersi cura di loro: al contrario l'esposizione è di carattere oggettivo, e non soggettivo:
Quanto alle affermazioni che non ritengono meritevole di assistenza e di dignità la vita del malato che non può più riprendere conoscenza, il D'Agostino afferma:
che dietro queste affermazioni "si nasconde un profondo disconoscimento dell'identità umana, che è indissolubilmente fisica e spirituale, biologica e biografica ... Ed è non solo falso, ma pericolosissimo imputare a questi malati la perdita della dignità: mai, in nessun caso, una malattia - nemmeno la più estrema e tragica - può togliere dignità a un uomo perché, per quanto questo possa apparire paradossale, è proprio per la nostra comune fragilità (e non per la nostra intelligenza o per la nostra forza o per la nostra bellezza) che noi uomini siamo persone e possediamo un nostro proprio e specifico valore, che nessuna macchina - per quanto perfetta e capace di non guastarsi mai - potrà mai possedere".

Vorrei mettere l'accento sulla parola "PERICOLOSISSIMA": per chi? Certamente per i malati attualmente in stato vegetativo permanente che - a prescindere dalla espressione di una loro volontà di morire - la lalli non riconosce come persona (li ritiene equiparabili ai lombrichi, uomini lombrichi) e quindi dà il via libera alla loro soppressione; ma anche per altre categorie di soggetti: i neonati estremamente prematuri con pessime prospettive di qualità della vita, forse i dementi, coloro che hanno firmato tanti anni prima, forse perché moralmente costretti, un testamento biologico; forse anche io (e forse anche qualcun altro che sta leggendo questo commento) che, se per caso si troverà in qualche situazione di disabilità grave, si auguri che in giro non ci sia qualche lalli che lo consideri come un lombrico ...

Giacomo Rocchi

Anonimo ha detto...

Signor Rocchi, guardi che a indugiare troppo sui piani inclinati le si può rovesciare il caffè sulla giacca.

Saluti

Chiara Lalli ha detto...

Grazie GG e grazie Marcoz.
Giacomo, mi arrendo. Davvero. Sono un lombrico ok?

Anonimo ha detto...

Lei, signora lalli, non lo è sicuramente; altri li ritiene tali.

Comunque, se posso farLe un appunto (spero non si offenderà), mi sembra un po' pigra nel suo compito di spiegare le ragioni delle sue affermazioni e dei suoi commenti, dando per scontato che dal gennaio 2006 tutti abbiano avidamente letto i suoi articoli: nel giro di tre giorni è passata dallo sfinimento ad arrendersi ... senza rispondere.

Non capisco bene, allora, l'utilità di questo blog: imparare da Lei, permettendo che, su questioni come queste, ci fornisca insieme il filtro delle notizie (ad esempio l'articolo di D'Agostino) e l'interpretazione delle stesse, oppure - molto banalmente - ragionare insieme su alcune questioni, magari partendo dai Suoi acutissimi spunti?

Ma, poiché gli argomenti che Lei tratta e su cui lascia cadere i suoi commenti sono importanti - Lei parla della vita e della morte degli uomini, non del calcio! - e poiché le idee sono "pesanti", incidono sulla vita degli uomini (magari a medio e lungo termine) molto piu' di quanto ci si possa aspettare, l'arrendersi al terzo giorno mi sembra anche un po' irresponsabile da parte sua.

Saluti,

Giacomo Rocchi

Anonimo ha detto...

Senza entrare nel merito della discussione (lo abbiamo già fatto nel post precedente) e dato che siamo arrivati agli auspici, riteniamo opportuno sottolineare che, in caso di "disabilità grave" il vero augurio da farsi è che non ci siano in giro assatanati fondamentalisti cultori dell'etica della sacralità della vita ad ogni costo (e quindi in realtà a costo zero per loro, giacchè in queste situazioni si manifesta solitamente l'irresistibile tendenza del pasdaran cattolico a comportarsi "da finocchio col culo degli altri"). Aggiungiamo che proprio dinanzi a "buoni cristiani" come questo diviene quanto mai impellente l'esigenza di una buona legge sul testamento biologico.
Per evitare di essere immolati sull'altare cattolico dell'indisponibilità della vita.

Anonimo ha detto...

"da finocchio col culo degli altri"

Chissà se l'avesse fatto un vostro oppositore che epiteti!..

Anonimo ha detto...

Rende bene l'idea.