lunedì 17 settembre 2007

Susanna e gli scimmioni

Avvenire di domenica ospita con tutti gli onori un lungo articolo di Susanna Tamaro («Mitezza per vincere la tecnocrazia», 16 settembre 2007):

Oltre ad essere figlie del caso e dei meccanismi dell’evoluzione, le grandi scimmie, più o meno sapienti, sono anche degli straordinari depositi di materiale biologico. Alla loro morte (o se è il caso anche prima) renderanno disponibili per la comunità materiali preziosissimi. Del resto, la natura da sempre si regge su questo meccanismo: mors tua vita mea è l’impalpabile tessitura dell’universo, solo che ora, della nostra morte non godono più i collemboli e i saprofiti, gli sciacalli e gli avvoltoi o i rapaci necrofili – coloro insomma che madre natura aveva votato a trarre beneficio dalla nostra decomposizione – ma i laboratori medici e gli istituti di ricerca, oltre a un numero imprecisato di nostri simili che trarranno giovamento da eventuali pezzi di ricambio.
Che cosa c’è di male in tutto questo?
Niente, anzi non può esserci che del bene perché il corpo della grande scimmia è come quello del maiale, niente viene sprecato – è un principio chiaro anche alla più sprovveduta delle casalinghe – e, con questa assenza di spreco, si aiutano altre vite ad andare avanti, si dà nuova vita alla vita: cosa ci può essere di più bello? E in più si permette agli scienziati di fare nuove scoperte, nuovi brevetti. Se non fosse così saremo ancora all’età della pietra e l’anestesia si farebbe con una bella randellata in testa.
Però, ogni volta che sento parlare del riciclo dei materiali delle grandi scimmie glabre, provo uno strano e profondo turbamento che non provo ad esempio, quando il lesso si trasforma in polpette.
E per essere sicura che nessuno manchi di cogliere il sarcasmo che gronda da questo brano, aggiunge:
In quale momento della nostra storia è sorta l’idea che fosse follia zoofila lasciare i corpi in eredità alla mai denutrita fauna spazzina? In quale momento storico il passaggio misterioso della morte è stato trasformato in un argomento di puntigliosa economia domestica?
È successo durante il nazismo. Sì, solo i medici e gli scienziati nazisti sono stati capaci, con la precisione tecnica consona alla loro cultura, di stabilire in grammi, in micron, in quantità millesimali di composti chimici quali ricchezze erano nascoste nell’ottusa inerzia di un corpo e com’era possibile, anziché sprecarle, metterle nuovamente a frutto per il beneficio dell’umanità. Durante il nazismo le fabbriche di saponi non hanno avuto difficoltà ad approvvigionasi di materia prima, così come le ditte produttrici di concimi hanno fornito agli agricoltori prodotti abbondanti e di alta qualità; sono state messe in commercio anche deliziose abat-jour, oltre a paraventi sottili come un velo ma molto resistenti, mentre l’industria tessile è addirittura riuscita a creare un tessuto leggero, morbido e caldissimo, di cui alcuni rotoli, a testimonianza che non si tratta di fantascienza industriale, sono tuttora esposti nelle bacheche del museo di Auschwitz.
Naturalmente, per tutta questa sapiente opera di riciclo, i nazisti non adoperavano i corpi dei loro genitori, dei loro nonni, doverosamente protetti dalla ordinata quiete di un camposanto, ma quelli degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali, degli oppositori, di tutti quelli che non erano come loro e dunque non avevano più diritto alla definizione di esseri umani.
Lo scempio e l’abuso del corpo del nemico esiste da quando esiste l’uomo ma la trasformazione dell’altro in pura e asettica cosa è un dono che il nazismo ha lasciato a fermentare nel cuore dell’Europa.
La legge di Godwin vale più che mai anche per Avvenire. Ma quello che importa maggiormente è che l’organo dei vescovi italiani dia il suo imprimatur a un articolo in cui non solo i trapianti ma, sembra di capire, persino le autopsie sono considerate frutti mostruosi di una tecnoscienza che da Vesalio a Barnard – passando per il gran reprobo, Darwin – ha distrutto quel mondo incantato in cui la Tamaro avrebbe preferito vivere. Quel mondo «mite» in cui si moriva presto, rapidamente, e senza turbare l’ordine da sempre stabilito con noiose pretese e diritti.

16 commenti:

Chiara Lalli ha detto...

Mi sa che una bella randellata in testa l'ha presa la Tamaro (non so se per una anestesia o per altra ragione a me ignota).

Anonimo ha detto...

Secondo me, la mitezza della Tamaro è quella del dottor Jeckill...
Piacere di conoscervi, che bello che bello! (Metilparaben fu il tramite).

Giuseppe Regalzi ha detto...

Grazie, e benvenuto!

capemaster ha detto...

@ Chiara: mi sa che ancora non s'è calmato il gonfiore, poverina.

Chiara Lalli ha detto...

Capemaster, nemmeno il dolore, temo. Ma quello avvicina a dio.

Anonimo ha detto...

Perchè pensate che faccia riferimento ai trapianti di organi? a me sembra prendersela con la fabbricazione di cloni da prelievo di cellule embrionali o di utilizzo di comatosi (vegetativi) o condannati a morte per eventuali esperimenti su farmaci o come "serbatoi" di organi freschi. Quali problemi etici potrebbero suscitare (a parte essere contrari alla pena di morte, ma finchè c'è, perchè "sprecare" tanto materiale biologico utilizzabile per curare gravi malati)? Se ci fosse permesso, nel testamento biologico, anche di aggiugere non solo l'opzione "staccare la spina" ma "donare il proprio corpo alla ricerca" è immaginabile che molte persone illuminate sarebbero felici di potersi offrire al progresso della medicina. Un corpo privo di vita personale è più utile a tale scopo che ad essere "accarezzato"!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Alvise, dice «solo che ora, della nostra morte […] godono […] un numero imprecisato di nostri simili che trarranno giovamento da eventuali pezzi di ricambio». Parla di persone morte, non comatose, e della situazione attuale, non di sviluppi più o meno futuribili. Quindi mi pare che si riferisca ai trapianti (o anche ai trapianti).

Anonimo ha detto...

Non mi sembra una spiegazione così ovvia: l'uso del presente è un artificio letterario e, dato il momento della pubblicazione, mi sembra più plausibile che ce l'avesse con i cosiddetti "mostri" (embrioni chimere) e l'interruzione dell'alimentazione forzata nei morti-viventi (paz. in coma vegetativo). La miopia della Tamaro è pari solo a quella di Sgreccia, D'Agostino e compagnia bella.
Le prospettive della clonazione terapeutica e dell'utilizzo (su consenso da testamento biologico o dei tutori) dei morti-viventi per sperimentazioni scientifiche ed eventuale prelievo di organi (anche non vitali, es. reni, cornee, ecc.) è troppo luminosa per degli integralisti come i cattolici.

Anonimo ha detto...

p.s. L'uso del presente è altresì attribuibile all'abitudine dei cattolici di confondere gli embrioni pre-umani (o para-umani nel caso inglese) con esseri umani a tutti gli effetti e quindi quello che tu intendi per trapianto di organi potrebbe essere il semplice utilizzo del materiale staminale prelevato agli embrioni.

Uyulala ha detto...

Se i miei due neuroni rimasti si decidono a entrare anche sporadicamente in contatto fra loro, vorrei fare un post che tratti della vita come valore "assoluto" o valore "relativo". Rischio di far malissimo la filosofa, ma tant'è...

rikkitikkitavi ha detto...

susanna tamaro chi?
quella che la gente non compra i suoi libri perché la sinistra glieli boicotta?

scusate, ma trovo irrilevante lei e le sue opinioni.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Però che la Cei le pubblichi questa roba fa un po' impressione...

rikkitikkitavi ha detto...

ma dài, pensa positivo!
se sono ridotti a pubblicare la tamaro, vuol dire che ormai hanno raschiato il fondo del barile.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

La Tamaro che scrive??? Sono sorpreso quando ha imparato?

Un articolo farneticante, con paralleli con il nazizmo che sono assolutamente assurdi e privi di senso.

Detto questo, non dobbiamo stupirci più di tanto: presto "La Chiesa", dopo aver messo in croce anche Darwin arriverà a Galileo.

Perchè la Terra non è rotonda avete capito??? ( Un LOL amarissimo)!

Grendel ha detto...

"Quel mondo «mite» in cui si moriva presto, rapidamente, e senza turbare l’ordine da sempre stabilito con noiose pretese e diritti."
Magari su di un rogo...

Anonimo ha detto...

Chi di voi ha un'idea sul come riciclare le pagine che scrive?