lunedì 3 maggio 2010

Famiglia sostantivo plurale. Non esiste un modello unico da scegliere o peggio da imporre


“Venezia è bella ma non ci vivrei”. “Non esistono più i valori di una volta”. “La famiglia si sta sgretolando”.
Forse pochi ne sono consapevoli, ma l’ultima affermazione può stare benissimo insieme alle prime due. O alle altre innumerevoli che possiamo considerare luoghi comuni, battute da bar o da ascensore, giusto per riempire quel silenzio imbarazzante. Chissà perché, poi, il silenzio è imbarazzante.
Come ogni luogo comune che si rispetta quella frase incarna alcune credenze, prive di fondamento ma diffuse, e affonda le radici in un terreno che ha una qualche percentuale di legame con la realtà. A pensarci bene quasi qualsiasi affermazione può rivendicare una percentuale di verosimiglianza.
Basta però una analisi non troppo approfondita per rendersi conto che è difficile capire che non c’è nessuna ragione per allarmarsi e per gridare “al lupo! al lupo!”.
Che cosa significa che la famiglia si sta sgretolando? E da cosa nasce una idea di questo tipo?
Intanto sarebbe interessante scoprire se è una affermazione attuale o recente come si crede. In fondo i rimpianti per una età dell’oro che magari non è mai esistita sono una vecchia abitudine. Magari potremmo scoprire che i nostri nonni già se ne lamentavano, e ancora più indietro nei secoli tutti a inveire contro i tempi coevi in nome di un tempo che fu, famiglia compresa.
Forse dovremmo chiederci che cosa, oggi, una affermazione simile possa rispecchiare.
Una scarsa voglia di sottrarsi alla cantilena: è più facile abbandonarsi al “si dice” che fermarsi a interrogarsi sul significato di alcune affermazioni. La paura dei profondi cambiamenti sociali che inevitabilmente passano anche per un cambiamento dei ruoli familiari e della idea stessa di famiglia, e che sono l’effetto e la causa del cambiamento degli assetti politici e lavorativi. E sono strettamente connessi ai cambiamenti giuridici avvenuti in questi ultimi 40 anni anni: si pensi alla cosiddetta riforma del diritto di famiglia degli anni ’70, all’affidamento congiunto, ai congedi parentali. Leggi che, pur nella loro imperfetta applicazione, stanno delineando una struttura sociale immensamente diversa dal secolo scorso. Un secolo in cui a lungo le donne non hanno potuto fare il magistrato o votare. O potevano essere vendute come un comò (l’istituto della dote), vendute al loro carnefice (matrimonio riparatore) o finire in galera per adulterio (solo le donne, gli uomini non ci andavano e a lungo non erano nemmeno considerati adulteri ma seduttori). O ancora l’ingenua convinzione che la donna (la madre) sia intrinsecamente “più genitore” dell’uomo (il padre). I ruoli predefiniti lasciano spazio alla complessità della realtà familiare, nelle sue innumerevoli forme e nelle diversità delle organizzazioni, formali e sostanziali. Ecco perché l’insensatezza dell’affermazione “la famiglia si sta sgretolando” si nasconde anche nell’uso del singolare: esistono innumerevoli famiglie, non c’è nessuna Famiglia, unica o vera da usare come modello o, peggio, da imporre.
La definizione di famiglia può accogliere le formazioni più diverse e accettare vincoli semantici leggeri e riconducibili a un rapporto affettivo e relazionale tra le parti.
Il panorama che scegliamo come riferimento è fondamentale nel passaggio dalla famiglia alle famiglie. Panorami troppo angusti sono rischiosi: se, per conoscere la posizione degli italiani riguardo alla caccia, interpellassimo i nostri 8 più cari amici, non riusciremmo a tracciare un profilo che possa aspirare ad essere un campione davvero significativo, cioè statisticamente rilevante.
L’idea che esista una Famiglia inciampa nell’errore di prendere come panorama un tempo e uno spazio terribilmente angusti: quello delle pubblicità sceme o dei pensieri semplificanti e disinteressati alla realtà.
Panorami con informazioni sbagliate sono infatti altrettanto rischiosi. Prenderemmo sul serio uno che è convinto che la Terra sia piatta? Discuteremmo con lui di natura umana o di inquinamento ambientale?
Oggi, in Italia, c’è un fenomeno che suscita irritazione e reazioni umorali e rivitalizza il fantasma della scomparsa della famiglia: le famiglie omogenitoriali. E, soprattutto, la loro sacrosanta rivendicazione di diritti. In Italia fa ancora discutere la regolamentazione delle unioni omosessuali – che sia il matrimonio o un altro istituto giuridico equivalente – e le uniche risposte sono state solo una caricatura di una parità di diritti. Nonostante questo i fantasiosi progetti di legge dai Dico, ai DiDoCo fino ai DiDoRe, sono miseramente falliti perché troppo azzardati!
Figuriamoci quando vicino ad “omosessuale” si affianca la parola “genitorialità”, e la richiesta di diritti e di doveri. La condanna è assicurata. L’elenco dei luoghi comuni è lungo: dall’accusa di volere un figlio a tutti i costi, all’egoismo passando sempre per la difesa dell’interesse del bambino.
Ora questa ultima presunta motivazione è la più bizzarra. Se si avesse davvero a cuore il benessere dei bambini si smetterebbe di essere a favore della discriminazione e della ingiustizia. E ci si precipiterebbe a dare loro protezione tramite una legge, per esempio, che permettesse al genitore non biologico (perché in una coppia di donne o di uomini uno solo è il genitore biologico) di diventare genitore legale. Un esempio chiarisce meglio l’importanza della questione: oggi se il genitore biologico muore non esiste una garanzia che il figlio possa crescere con l’altro genitore. Oppure, in caso di separazione, che possa mantenere un rapporto nel caso in cui il genitore biologico non volesse. Lo Stato italiano condannerebbe questo bambino ad essere orfano due volte, nel primo caso, e lo condannerebbe a una separazione forzata, nel secondo.
E, se si avesse a cuore il benessere dei bambini, ci si precipiterebbe anche a sostenere l’accessibilità al matrimonio per tutti, svincolata dal sesso e dall’orientamento sessuale dei coniugi. Proprio come dice la Costituzione italiana.
Purtroppo la versione che va nei dibattiti pubblici è ancora quella che dice il contrario. E come scimmie ammaestrate tutti a ripetere che lo afferma anche la Costituzione che questi matrimoni non s’hanno da fare! Senza averla mai letta. Il tanto citato articolo 29 non impone come condizione necessaria la diversità di sesso degli aspiranti sposi. E, se non bastasse, l’articolo 3 delinea l’uguaglianza tra tutti i cittadini, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Le ragioni, presentate di recente dalla Corte, per giustificare il rigetto della questione di costituzionalità sulla presente limitazione del matrimonio ai soli eterosessuali non sono convincenti, e la compatibilità costituzionale del matrimonio omosessuale non ne è intaccata.
“Non sono razzista, è solo che non credo sia giusto mischiare le razze in questo modo. Ho molti amici neri, vengono a casa mia, li sposo e usano il mio bagno. Li tratto come gli altri. Ma i figli dei matrimoni misti soffrono, e io devo tutelarli”. Queste le parole di un giudice di pace della Louisiana, Keith Bardwell, per giustificare il suo rifiuto di sposare una donna bianca e un uomo nero. Non è avvenuto nel 1950, ma pochi mesi fa.
I figli ne soffrono, le relazioni sono instabili: ricorda qualcosa?
Il silenzio è decisamente meno imbarazzante dele idiozie spacciate per autorevoli pareri. Sia in ascensore che altrove.

Gli Altri, 30 aprile 2010.

11 commenti:

Braccio di Ferro ha detto...

Come mai il mio commento di ieri non è stato pubblicato?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Perché conteneva espressioni sgarbate nei confronti di chi ha scritto l'articolo. Noi non stiamo qui per farci insultare.

Braccio di Ferro ha detto...

Ma chi vuole fare dannate saponette degli embrioni invece è pubblicato senza problemi, così come chi insulta chiunque non sia lei o Chiara Lalli?

Se il tono che ho usato nella risposta le è sembrato sgarbato me ne scuso, aspettandomi magari che anche negli articoli a cui rispondo si usi un tono più posato e non si apostrofino come idiozie le idee altrui.

Tornando all'articolo:

"O ancora l’ingenua convinzione che la donna (la madre) sia intrinsecamente “più genitore” dell’uomo (il padre)."

La madre per la peculiarità della condizione della gestazione, del parto e dell'allattamento è più genitore del padre, se non altro per i primi mesi o anni di vita.

"le famiglie omogenitoriali. E, soprattutto, la loro sacrosanta rivendicazione di diritti."

Tra cui il diritto di avere un figlio senza il fastidio dell'altro genitore biologico tra i piedi. Ovvero, nel caso in cui questa condizione sia pianificata, il trionfo dell'egoismo passato come conquista sociale.

"L’elenco dei luoghi comuni è lungo: dall’accusa di volere un figlio a tutti i costi, all’egoismo passando sempre per la difesa dell’interesse del bambino."

Già detto sopra. E vorrei vedere che non fosse così se si pensa a soddisfare un proprio bisogno anteponendo quel bisogno al diritto del bambino di avere vicino a se i due genitori da cui discende.

"Ora questa ultima presunta motivazione è la più bizzarra. Se si avesse davvero a cuore il benessere dei bambini si smetterebbe di essere a favore della discriminazione e della ingiustizia. E ci si precipiterebbe a dare loro protezione tramite una legge, per esempio, che permettesse al genitore non biologico (perché in una coppia di donne o di uomini uno solo è il genitore biologico) di diventare genitore legale."

Tra il mettere una pezza a una situazione sfavorevole e il rivendicare il diritto a creare dal nulla una situazione sfavorevole ce ne corre.

"E, se si avesse a cuore il benessere dei bambini, ci si precipiterebbe anche a sostenere l’accessibilità al matrimonio per tutti, svincolata dal sesso e dall’orientamento sessuale dei coniugi. Proprio come dice la Costituzione italiana."

Ma per piacere. Se si avesse veramente a cuore il benessere del bambino e non il proprio non si creerebbero a tavolino queste situazioni.

In quanto alla costituzione, chiunque capirebbe che nel 1947 l'unica possibile famiglia socialmente accettata era quella eterosessuale unita in matrimonio e che tutto il resto non era stato previsto. Affermare quindi che la costituzione lo permette è semplicemente ignorare la sostanza della legge.

Giuseppe Regalzi ha detto...

> Ma chi vuole fare dannate saponette degli embrioni invece è pubblicato senza problemi

Gli embrioni non se l'hanno a male... :-)

> Se il tono che ho usato nella risposta le è sembrato sgarbato

No, non mi è sembrato sgarbato; era sgarbato, e anche tu lo sapevi, come dimostra il fatto che riproponendo lo stesso commento hai omesso l'insulto.

Braccio di Ferro ha detto...

Per chi considera l'embrione pari a un'unghia ovviamente è solo una frase colorita.

"No, non mi è sembrato sgarbato; era sgarbato, e anche tu lo sapevi, come dimostra il fatto che riproponendo lo stesso commento hai omesso l'insulto."

L'"insulto", per il quale due miei messaggi non sono stati pubblicati, era una evidente provocazione che voleva sottolineare il fatto che c'è chi pontifica di diritti di famiglie omosessuali, anteponendoli a quelli dei bambini, dopo essere cresciuto in una famiglia non omosessuale.

paolo de gregorio ha detto...

Casomai chi "pontifica" è chi ha parlato con figli cresciuti da coppie omosessuali, mentre chi pontifica è chi si razzola ancora all'oggi allegramente nel sollazzo generato dal rifiuto di guardare nel telescopio, per illudere il proprio ego di poter avere ragione a prescindere dai fatti.

Braccio di Ferro ha detto...

Si renderà conto che non solo non ha negato con la sua risposta che l'autore dell'articolo non è cresciuto con genitori omosessuali, ma neanche che i diritti dei genitori omosessuali vengono anteposti a quelli dei figli.

paolo de gregorio ha detto...

E lei che tutto sa e tutto capisce ci fa il piacere di parlare, se già non l'ha fatto, con un ragazzo cresciuto con un genitore o con due genitori omosessuali e ci riporta l'esito dell'intervista in cui ci dimostra finalmente che la persona in questione è del tutto infelice di questa scelta? Oppure oseremmo troppo nel convincerci che lei pontifica di cose di cui non sa assolutamente nulla e di cui non ha alcun interesse di sapere nulla?

Braccio di Ferro ha detto...

Lei invece riesce a capire che continua a non negare quanto ho già scritto più volte?
Non ci riesce forse?

paolo de gregorio ha detto...

Replicare è diventato totalmente inutile.
Non sussiste nessun obbligo di ribattere ad affermazioni manifestamente infondate e non argomentate, come quelle che lei fa riferendosi a fantomatiche situazioni negative, più volte dimostratesi fantasia.

Stavo sottolineando l'assurdità sua nel chiedere conto ad altri di non aver vissuto in prima persona una situazione che è argomento di discussione, nel momento esatto in cui proprio lei fa affermazioni generali sulle quali non ha esperienza diretta (lei non è omosessuale, né da omosessuale ha cresciuto figli, non è stato cresciuto da genitori omosessuali, non ha conosciuto persone cresciute da genitori omosessuali, non ha letto studi su famiglie con genitori omosessuali né racconti su alcune di queste famiglie, e ciononostante lei pontifica su motivazioni dei genitori e condizioni dei figli propri di tali situazioni).

Ne consegue che a quel punto l'unica differenza degna di nota non può che essere tra chi ha conoscenza delle cose e chi non ha conoscenza delle cose (come ho spesso rimarcato, la non conoscenza delle cose non è un crimine, ma è certamente una grande arroganza il ritenere la non conoscenza delle cose un argomento a proprio favore). Lei chiaramente non rientra in una precisa di queste due categorie. Si aggiunga che le tesi generate dalla propria fantasia non hanno necessariamente applicazione alla realtà solo perché la fantasia è in grado di generarle.

Se vuole prendo al balzo la sua recriminazione sul fatto che si ha diritto di parola solo su ciò di cui si ha esperienza diretta. Potrebbe finalmente tacere su tanti argomenti. Per adesso taccio io perché mi sto rovinando la reputazione solo a stare a sentire.

Braccio di Ferro ha detto...

A precisa affermazione, ovvero che i diritti dei genitori omosessuali vengono anteposti a quelli del figlio non si degna di rispondere.
Appena riuscirò ad avere il tempo necessario le replicherò nell'altra discussione su quelli che considera ipotetici diritti dei figli.